I pilastri della filosofia yogica
Patanjali descrive otto punti fondamentali per vivere una vita yogica, dai quali prende anche il nome Ashtanga Yoga che appunto segue tutti gli otto principi fondamentali (da non confondere con l'omonimo stile di yoga, nato con Patt Jois negli anni cinquanta), mentre lo Hatha Yoga ne segue solo sei.
I PRINCIPI FONDAMENTALI dello yoga sono:
YAM: qualità caratteriali acquisite per migliorarsi (PURIFICAZIONE DEL CARATTERE);
NIYAM: buone regole di routine quotidiana (PURIFICAZIONE DEL CARATTERE);
ASAN: posizione fisica e mentale ferma, stabile e comoda (PURIFICAZIONE DEL CORPO FISICO);
PRANAYAM: respirazione che permette l'aumento della capacità del corpo di distribuire il prana, cioè l'energia vitale (PURIFICAZIONE DEL CORPO ENERGETICO);
PRATYAHAR: rinuncia di risposta ai sensi (CALMA DEI SENSI);
DHARAN: concentrazione solo un'unica cosa (CONTROLLO DELLA MENTE);
DHYAN: meditazione intesa come connessione con il vero sè (CONCENTRAZIONE SUL VERO IO);
SAMADHI: disconnessione dall'illusione e completa espulsione del ego (ILLUMINAZIONE).
Yiam e Niyam sono discipline etiche, sociali ed individuali. Delle ventisei qualità Yam citate nei testi antichi, Patanjali ne descrive cinque:
AHIMSA (non violenza);
SATYA (sincerità);
ASTEYA (liberazione dall'avidità);
BRAHMACHARYA (controllo dei sensi);
APARIGRAHA (non attaccamento, inteso come liberazione dal desiderio di possedere oltre le proprie necessità).
Anche Nyam, a sua volta, ne raccoglie altri cinque:
SAUCHA (pulizia del corpo e della mente);
SANTOSA (appagamento e gratitudine);
TAPAS (entusiasmo e ardore nel migliorare);
ISHWAR - PRANIDHANA (abbandono a Dio, qualsisasi esso sia);
SWADHYAYA (studio di se stessi).
Asan, Pranayam e Pratyahar sono basi che portano all'evoluzione dell'individuo. Dharan, Dhyan e Samadhi sono l'obiettivo, il risultato al quale aspira la pratica yogica per raggiungere la piena consapevolezza e chiudere la catena di causa-effetto e continua reincarnazione del Karma.